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La sindrome della crocerossina: 5 consigli per liberarsene

La sindrome della crocerossina:  5 consigli per liberarsene
3 Gennaio 2020Maurizio MicucciPsicologiaPsicologo-Pescaradipendenza affettivasindrome crocerossina

Quando parliamo di sindrome della crocerossina facciamo riferimento a quella figura che all’interno di una coppia si da sempre più da fare dell’altro. Spesso disposta a lasciar passare ogni cosa (tradimenti, maltrattamenti, umiliazioni, etc.), pur di tenere in piedi la relazione, viene definita in alcuni casi anche come la sindrome di Wendy, che si appresta ad aiutare l’altro, Peter pan, intervenendo sempre per correggere i suoi “errori”, non lasciandogli spazio per crescere e rendendolo così un eterno immaturo.

In questo modo si pone nella condizione di essere scontata agli occhi dell’altro, oppressiva (come una madre con il figlio).

La rabbia che sviluppa in questi casi è molto forte, perché nonostante gli sforzi le cose non cambiano e il rapporto si trasforma in un braccio di ferro dove ci si cristallizza sul proprio ruolo, da entrambe le parti, rendendo il rapporto sempre più disfunzionale.

Di base, l’aspirazione della crocerossina, è di creare una “famiglia del mulino bianco”, ovvero una situazione ideale dove tutto va sempre bene, ma è un’illusione che si trasforma in una continua delusione, che rischia di creare forti danni alla coppia e ai figli, quando questi sono presenti.

I comportamenti disfunzionali della crocerossina sono:

controllare ogni cosa che fa l’altro
riprende l’altro per ogni minimo errore con l’intento di renderlo “perfetto”
sacrificare la propria vita e i propri spazi, dedicandosi in toto all’altro

Cosa aspettarsi da questo tipo di relazione?

Uno dei due si stanca e abbandona la relazione, o perché esaurito e senza forze o perché stanco di sentirsi trattato come un immaturo.

Come uscire dal ruolo della crocerossina?

Iniziate ad assumere un atteggiamento che non risulti scontato agli occhi del partner, evitando di intervenire ad ogni minimo comportamento che non ci piace e osservando da lontano, lasciando che l’altro si regoli da solo con i suoi tempi e si assuma la responsabilità delle sue azioni;
Iniziate a riprendervi i vostri spazi concentrandovi sulle vostre passioni e dedicandovi alla vostra vita che da tempo avete rinchiuso nel cassetto. Dedicate un piccolo spazio di almeno 5 min. al giorno a voi stessi, cercando di fare qualcosa che vi crea piacere o benessere e riconoscetevelo.
Provate a tirare fuori tutta la rabbia accumulata scaricandola su un foglio. Questo potrà aiutarvi a farla defluire, evitando così che questa imploda, generando problemi a livello somatico o esploda, incrinando ulteriormente il rapporto.
Provate ad immaginare a come cambierebbe la relazione in una situazione ideale, scrivere le piccole cose concrete che vi ritrovereste a fare diversamente, nella condizione ideale (es. non interverrei su questa cosa, avrei più tempo per…, etc.) e provate a mettere in pratica i più piccoli comportamenti.
Se proprio non riuscite a venirne fuori, chiedete l’aiuto di un professionista psicologo che possa fornirvi una guida esterna per cambiare l’atteggiamento che vi risulta difficile da modificare.

L’idea di fondo è che si stabilisca un equilibrio dove la crocerossina si spogli del proprio ruolo di salvatrice lasciando che l’altro si assuma la propria parte di responsabilità all’interno della relazione.

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