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La sindrome da shopping – Psicopatologia dell’acquisto

La sindrome da shopping – Psicopatologia dell’acquisto
2 Dicembre 2019Maurizio MicucciPsicologiaPsicologo-PescaraPsicoterapiashopping compulsivo

“Si mi piace…lo compro…tanto mi serve” Ma di che cosa stiamo parlando? Che tipo di patologia è?

La Sindrome da Shopping è un disturbo caratterizzato dall’impulso incontrollabile e immediato all’acquisto, da una tensione crescente alleviata solo comprando, anche quello che non ci serve. Ogni stato emotivo negato viene spostato nella spinta irrefrenabile ad effettuare un acquisto malgrado la compromissione di diverse aree: finanziaria, relazionale, lavorativa e psicologica.

Nel 1915 per la prima volta Kraepelin, descrive la Dipendenza degli Acquisti come “mania di comprare”, successivamente Bleuler nel 1924 ne elenca gli “impulsi reattivi”. Tutto ora però, non è facile riuscire a classificare a livello diagnostico i disturbi mentali che caratterizzano questo disturbo.

Innanzitutto a differenza delle altre dipendenze, come l’alcolismo e la tossicodipendenza, non si assumono sostanze esterne. Dunque, apparentemente, non vi è il rischio di mettere a repentaglio la propria vita. Inoltre, il disturbo di Compulsive Buying presenta differenti aspetti riconducibili ad altre patologie già notoriamente classificate quali la Depressione, il Disturbo Ossessivo Compulsivo e il Disturbo del Controllo degli Impulsi.

Disturbo Ossessivo Compulsivo: questo disturbo è caratterizzato dalla ripetitività di un comportamento o di un’azione mentale, il cui obiettivo è la riduzione dell’ansia o il disagio e non quello di fornire una gratificazione. Ad esempio dietro la mania di acquistare continuamente vestiti, potrebbe nascondersi l’insicurezza di apparire poco desiderabili o attraenti. Colui che è affetto da questa patologia dichiara di essere assaliti dall’urgenza di comprare, in preda all’ossessione di mettere in atto il comportamento.

Depressione: l’impulso all’acquisto può essere una strategia per alleviare uno stato depressivo. Anche se si è constatato che l’individuo nella fase depressiva maggiore presenta una riduzione degli interessi alle persone e alle cose, invece, nei periodi di depressione lieve vi è l’impulso a compensare i pensieri negativi come la solitudine, la tristezza, la rabbia con l’acquisto di oggetti che possano appagare le frustrazioni. Da alcune ricerche, infatti, si è visto che i compulsive buyers hanno dei punteggi bassi di autostima. Dunque l’acquisto sarebbe un modo per alzare la propria stima e il tono dell’umore.

Disturbo del Controllo degli Impulsi: questo disturbo è caratterizzato da una tensione antecedente la messa in atto comportamentale del pensiero, la ricerca immediata della gratificazione, con l’incapacità a sopportare la frustrazione derivante dall’astensione dall’agire. Dunque, componenti specifiche nella dipendenza dallo shopping.

E’ possibile quindi, diagnosticare i criteri per la dipendenza da shopping, quando sono presenti delle condizioni come:

un investimento monetario eccessivo rispetto alle proprie possibilità;

la ripetizione di più volte alla settimana di acquisti superflui;

acquisto di oggetti senza una ragione specifica, cioè non importa la natura o l’utilità dell’oggetto, purché lo si acquisti;

il mancato acquisto di un prodotto presenta crisi d’ansia e forte frustrazione;

la comparsa di una piena dedizione all’acquisto.

La Sindrome da shopping sembra rappresentare un tentativo di compensare alcuni desideri infantili repressi, mettendo in atto un comportamento socialmente sostenuto e accettato.

Inoltre, vi è la presenza di un continuo tentativo di riempire un vuoto interiore, attraverso l’acquisto ripetuto di ciò che esprime quello che si desidera essere, ma che puntualmente ripropone i vissuti di una mancanza profonda.

L’acquisto, in questo disturbo, è legato a prodotti che esprimono il desiderio di modificare parti di sé concrete o astratte riempiendo quello che è stato definito il “Sé vuoto” (Cushman P., 1990).

Non è attraverso gli altri o per mezzo degli oggetti che si riempie il vuoto che a volte è in ognuno di noi, ma il riuscire a guardarsi dentro attenti ad ascoltare la propria “vocina interiore“, ci permette di Essere e non solo di apparire.

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